Percorso blu
Vedute veneziane
All’interno dell’opera di Corompai è rintracciabile una cospicua produzione di vedute di Venezia, sua città natale, dove trascorse gran parte della vita e di cui amava cogliere alcuni scorci in diversi momenti del giorno e dell’anno o in particolari condizioni atmosferiche.
Esempi di questa produzione possono essere rintracciati nei cataloghi delle esposizioni nazionali e internazionali a cui l’artista partecipò, in particolare la Biennale di Venezia, dove espose a partire dal 1905.
Una di queste opere è Notturno veneziano, altrimenti nota come Una calle di notte, titolo con cui venne presentata alla mostra commemorativa per i quarant’anni della Biennale nel 1935: la tela raffigura appunto uno scorcio della città, raffigurato di notte. In esso si respira un’atmosfera inquieta e quasi irreale che trapela in tutta la produzione del pittore incentrata sul notturno, in accordo con alcuni esiti raggiunti da pittori attivi a Venezia in anni prossimi o di poco precedenti, come il più anziano Marius Pictor o il quasi coetaneo Gennaro Favai.
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17 - Mattino di sole a Venezia
Il dipinto, certamente realizzato dopo il 1920 come dimostra la firma nella grafia italiana, raffigura una soleggiata veduta di Venezia, in cui il sole illumina la riva di un canale dove passeggiano alcune persone che si intuiscono appena, mentre lascia in ombra il palazzo che sulla sinistra e il rio che scorre orizzontalmente per scomparire sotto il ponte a destra. La tela fa parte della cospicua produzione di vedute veneziane, che cui Corompai amava immortalare alcuni scorci colti in diversi momenti del giorno o in particolari condizioni atmosferiche. Diversi esempi di questa produzione possono essere rintracciati fin dai cataloghi delle prime esposizioni importanti a cui l’artista partecipò, opere che, ancora oggi, sono conservate in collezioni pubbliche e private. La resa pittorica è quella utilizzata molte altre volte in rappresentazioni di, costituita da pennellate corpose date a piccoli e veloci tocchi che non mancano però di restituire la precisione nella resa degli elementi che costituiscono la veduta. I colori sono stesi puri e sono più chiari via via che ci si allontana dal primo piano. In tutti questi elementi, nonché negli effetti atmosferici fluidi e avvolgenti, Corompai dimostra di ispirarsi alla lezione del veneziano Guglielmo Ciardi, uno dei pittori che aveva maggiormente indagato gli effetti atmosferici sulla sua città natale attraverso una pittura di macchia e che, partendo dall’esempio toscano, approdò ad uno stile tipicamente veneto.
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18 - Canale di Venezia
Il dipinto in questione, date le dimensioni nonché il materiale del supporto, deve verosimilmente essere identificato con il bozzetto per un’opera da realizzarsi in scala maggiore. Esso rappresenta uno scorcio della città di Venezia che egli doveva ritenere particolarmente suggestivo, così come in diverse altre opere che hanno come protagonista la città che gli diede i natali. In questo caso egli coglie di sotto in su, con un punto di fuga posto in diagonale nella parte bassa del dipinto, un ponte, sotto il cui arco ne compare un altro: entrambi uniscono due rive della città. Specularmente, considerando come asse di rotazione una linea immaginaria orizzontale mediana, un ramo di glicine viene rappresentato in primo piano ed anch’esso segue un arco che termina sul muro di un edificio. Il tutto è rischiarato da un sole splendente che si riflette sul rio e che ne investe la parte sinistra, l’edificio a destra in secondo piano e i ponti, lasciando invece in ombra le case sulla destra. Ugualmente in ombra è una piccola imbarcazione, che galleggia placidamente sull’acqua e che sembra la proiezione del moto dell’altra, quasi impercettibile, che compare sotto il ponte più lontano dalla visuale.
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19 - Veduta di Venezia con veliero
Il dipinto è una delle rappresentazioni di scorci veneziani che sempre rimarranno suggestivi per il pittore e che, oltre a essere immortalati in numero considerevole in opere di diverse dimensioni, faranno spesso da protagonisti nelle esposizioni a cui il pittore partecipò, veneziane e non. In questo caso l’elemento che pone su di sé l’attenzione del pittore, e quindi dell’osservatore, è un veliero, il cui profilo emerge dalla nebbia accostando la riva, mentre l’albero di un’imbarcazione simile si intravede all’orizzonte. L’imponente presenza non sembra turbare le figure umane che placidamente passeggiano sulla riva, illuminata da un pallido sole, e che non sono più di vaghe presenze, quasi delle ombre, rese infatti solo attraverso una macchia di colore scuro, senza alcunché che possa caratterizzarle maggiormente. Reso più nitidamente è invece un muretto di mattoni sulla sinistra, sopra il quale sporgono le rigogliose fronde, delle quali alcune sono ingiallite.
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20 - Interno del chiostro di San Gregorio a Venezia
Il dipinto rappresenta l’interno del chiostro dell’Abbazia di San Gregorio a Venezia, sita in Dorsoduro e adiacente alla chiesa di Santa Maria della Salute di cui si vedono oltre l’edificio le due cupole rischiarate dal sole. La luminosità della parte alta del quadro, in cui spuntano proprio le due cupole della Salute, rispetto al resto del chiostro, lasciato in ombra, da un lato crea un piacevole contrasto cromatico, dall’altro lato ci consente di stabilire in quale momento della giornata il dipinto venne realizzato, ovvero il tramonto quando il sole è basso all’orizzonte. La data 1898 apposta in basso a sinistra della tela, sotto la firma nella dizione ungherese, ci permette di collocare l’esecuzione del dipinto in un momento preciso della carriera dell’artista: egli da circa un anno si era trasferito nuovamente nella città che gli aveva dato i natali, dopo aver vissuto dapprima a Milano e in seguito a Bologna – la famiglia viaggiava molto a causa del lavoro del padre, impiegato nelle ferrovie – e aver svolto la sua formazione artistica. Se da un lato non ci sono dubbi che ci si trovi proprio nel chiostro della chiesa di San Gregorio, reso con dovizia di particolari, la presenza delle due monache in abiti carmelitani – una delle quali colta in primo piano quasi di profilo, con le mani giunte, forse in preghiera come dimostra anche lo sguardo estatico rivolto verso l’alto – non sembra corrispondere ad alcuna realtà oggettiva, in quanto l’abbazia, un tempo appartenente ai monaci benedettini, venne chiusa al culto nel 1808 e in seguito occupata da un'officina della Zecca per la raffineria dell'oro fino alla metà del Novecento. Si può ipotizzare quindi che la raffigurazione delle religiose all’interno del chiostro derivi da una libera interpretazione di Corompai.
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21 - Calle di notte
Le considerevoli dimensioni della tela, nonché l’importante cornice, verosimilmente originale, portano a pensare, già ad una prima occhiata, che si tratti di un’opera esposta ad una mostra di importanza nazionale o internazionale. Il dipinto infatti è identificabile con quello dal titolo Una calle di notte, presentato alla Mostra commemorativa della fondazione della Biennale veneziana nel 1935. Infatti sul retro sono applicati tre cartellini, due sulla cornice e uno sul telaio, che attestano con certezza come l’opera fosse stata esposta in tale occasione; due di questi, inoltre, recano l’autore, l’indirizzo di questi (in quel momento egli viveva in Campo Santa Margerita) e il prezzo di vendita (3500 lire). Il dipinto raffigura una stretta calle veneziana in un’ora notturna, in cui al silenzio delle case corrisponde il silenzioso procedere di una figura umana indistinta che si allontana. Si respira un’aria di solitudine in un luogo che ci appare desolato e che sembra lontano dalle caotiche calli veneziane lungo le quali si è abituati a camminare durante il giorno. Si tratta di un esempio della produzione dell’artista incentrata sulla rappresentazione di Venezia di notte nei suoi aspetti più reconditi, dove l’attenzione si concentra in particolare sugli effetti di luce prodotti da fonti artificiali, mentre le figure umane non sono che deboli parvenze quasi spettrali. I lavori di Corompai che hanno come soggetto la sua città natale immersa in un’atmosfera certo intimistica, ma anche magica e irreale, lo avvicinano alla pittura di altri artisti che in anni prossimi o di poco precedenti, avevano rivolto la stessa attenzione ai fenomeni notturni in città: si pensi ad esempio a Mario de Maria (Marius Pictor) o a Gennaro Favai, che nei primi vent’anni del Novecento erano personalità di spicco nel panorama artistico veneziano e con i quali certamente Corompai dovette entrare in contatto.