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Ritratto di Lavinia


Olio su cartone

42,3 x 32,1 cm

Firmato in basso a sinistra "D. Corompai"

La tela reca sul retro una scritta autografa che ci permette di individuare il personaggio ritratto, Caterina Soppelsa, la madre del pittore, l’età dell’effigiata e quindi anche la data di esecuzione, il 1923.

Duilio Corompai dimostrò sempre un grande attaccamento alla madre, che si occupò con dedizione dell’educazione dei figli, e la ritrasse molte volte nel corso della sua lunga ed intensa carriera. È stato rintracciato un carboncino che la raffigura ancora giovane nel 1894, quando l’artista aveva appena diciotto anni.

La famiglia si era da un anno trasferita a Bologna e il giovane Corompai si era appena iscritto all’Accademia di Belle Arti della città, per completare la propria formazione e sviluppare le doti artistiche e una propensione al mestiere che si sarebbero rivelate appieno nelle opere del nuovo secolo.

Il dipinto ci mostra una donna che, pur segnata dal trascorrere del tempo, mantiene quella sorta di fierezza coniugata ad umiltà che si poteva rintracciare anche nel carboncino di cui si diceva poc’anzi. Ella fissa gli occhi azzurri sul riguardante, con un’espressione che si potrebbe definire in un misto di imbarazzo e tenerezza. È raffigurata a mezzo busto frontalmente, vestita con gli abiti neri che forse le imponeva il lutto coniugale, seduta su una semplice sedia di legno dallo schienale tondeggiante.

L’attenzione del pittore si fissa sui tratti fisionomici dell’effigiata, che sono resi con una precisione quasi fotografica; egli si sofferma in particolare sulle rughe del volto, sui capelli diradati o sui semplici gioielli che soli la donna si concede quale abbellimento. Tale minuziosità, unitamente all’introspezione psicologica con cui il pittore indaga l’animo della persona ritratta, riconducendo direttamente al verismo ottocentesco, cui Corompai avrebbe continuato a riferirsi in molti suoi ritratti.