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Ritratto di Bruno Marchi a nove anni


Olio tu tela

86 x 79 cm

Il dipinto ritrae l’unico nipote maschio di Corompai, Bruno, e venne realizzato nel 1943, quando il pittore si trasferì a Cimpello con la moglie e la famiglia della figlia Ada. Il fanciullo sorride sereno all’osservatore con una tenerezza che fa immediatamente intendere quale fosse il suo legame con l’artista.

“Fin dai primi anni della guerra i nonni abitarono a Venezia e gli incontri erano saltuari. Ma nel ’43 sfollammo in campagna, i nonni vennero con noi e – finita la guerra – si stabilirono in un appartamento comunicante col nostro”.

Con queste parole Bruno Marchi, figlio di Gino Marchi e di Ada Corompai, inizia il suo racconto sul periodo di convivenza a Cimpello con i nonni Duilio Corompai e Felicita Civran, quando aveva nove anni.

Proprio a quest’epoca risale il dipinto di cui qui si tratta e che così è descritto dall’effigiato allo stesso collezionista: “Però il tempo era molto, e così mi fece anche un ritratto a figura intera. Mi rappresentò come un piccolo intellettuale, con un gran libro aperto sulle ginocchia e un altro accanto (era la Divina Commedia illustrata dal Dorè). E mi ha fatto un’arietta presuntuosa da primo della classe. Però è carino e mi richiama la caducità delle cose umane: che bella massa di capelli avevo! Mi ricordo che in fase di lavorazione mi azzardai a dirgli che la linea delle labbra era troppo rossa. Mi rispose quasi gentilmente, forse ricordandosi che dopotutto ero il suo unico nipote maschio: per il resto aveva nove femmine. Ma bastò il tono, e mi guardai da ulteriori interventi.

Come in altri ritratti, Corompai decide di utilizzare una tela ovale: Bruno viene interrotto nella lettura di un libro che presenta una bella figura sulla pagina destra. Un altro libro rosso (appunto la Divina Commedia) è poggiato sulla raffinata poltrona verde che contrasta a livello cromatico con la chiara parete di fondo e di cui il fanciullo sfrutta come seduta unicamente il bracciolo.

Il soggetto, abbigliato con casacca e pantaloncini bianchi, sorride sereno all’osservatore, non tanto con l’aria presuntuosa di cui parla Bruno, quanto piuttosto con una tenerezza che fa immediatamente intendere quale fosse il suo legame con l’artista.